NATURA E ARTIFICIO
by Fiorella Rabellino
piccoli saggi sulla storia dei
GIARDINI
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La reggia e il parco di Caserta sono concepiti come un progetto unitario e compiuto dallarchitetto Vanvitelli a metà del Settecento, quindi può sembrare un errore collocarli nella sezione "Seicento". (*) Ma se consideriamo il Seicento come il secolo del Barocco, delle monarchie assolute che rappresentano il proprio potere attraverso le opere monumentali dell'architettura, e l'epoca in cui nasce e viene portato al suo maggiore splendore il giardino alla francese giocato sugli assi prospettici che prolungano lo sguardo all'infinito, il segno emblematico sul territorio e la geometrica simmetria imposta alla natura, possiamo affermare senza dubbio che anche il parco della reggia di Carlo III di Borbone è frutto di questa filosofia progettuale ed estetica. Sarebbe più preciso parlare di modelli di passaggio, in cui l'elemento paesaggistico e informale si mescola, o si affianca, al repertorio geometrico e formale alla francese, proprio come succede a Caserta nel giardino inglese a cui si accede al termine del monumentale percorso centrale delle fontane. I primi progetti per una nuova reggia a Caserta, dove Carlo III stabilisce di trasferire la sua Corte, sono anteriori al 1751. La sede al palazzo reale di Portici non è più ritenuta adeguata alle nuove esigenze della Corte, sia dal punto di vista strategico – Caserta è più lontana dal mare e anche dal pericolo naturale del Vesuvio – sia dal punto di vista della rappresentanza. I modelli di riferimento sono l'Escorial e la reggia di San Ildefonso, dove il Borbone è cresciuto, e naturalmente la Versailles di Luigi XIV. Nel 1751 Luigi Vanvitelli presenta i suoi progetti ai sovrani, illustrati in una serie di splendide tavole acquerellate, che vengono rapidamente approvati, per dare inizio ai lavori immediatamente dopo, allinizio del 1752. Le incisioni che rappresentano l'opera nel suo complesso nelle vedute a volo duccello sono una magnifica testimonianza dell'unitarietà del progetto, e della precisione e fedeltà nella sua realizzazione. L'architetto romano supervisiona accuratamente la realizzazione del complesso, anche se in buona parte verrà terminato solo dopo la sua morte, nel 1773, sotto la direzione del figlio Carlo. I fulcri del complesso, la reggia, le fontane, sono organizzati scenograficamente lungo un unico asse lungo 3 chilometri, un vero e proprio cannocchiale prospettico: il viale alberato che dalla città porta all'ingresso della reggia, la attraversa, prosegue nel canale d'acqua centrale che taglia simmetricamente il parco, intervallato da scalinate e fontane, e culmina nel Belvedere da cui origina la cascata d'acqua, nel punto più alto oltre la fonte di Diana. L'iconografia del parco attinge pienamente dalle Metamorfosi di Ovidio. I personaggi di marmo che popolano i giochi delle acque sono entità fluviali connesse ai temi della fertilità, dell'agricoltura e della caccia, argomenti di forza del regno di Carlo III. Le divinità chiamate a rappresentare metaforicamente il sovrano sono Eolo e Giunone, Cerere, Venere e Adone, fino al trionfo finale di Diana e Atteone circondati dalle ninfe e dai cani da caccia, letteralmente vivi nella loro dinamica plasticità. A Carlo III succede l'erede Ferdinando IV ed è la sua sposa, Maria Carolina d'Asburgo, che nel 1782 decide di costruire il giardino all'inglese, creando un completamento e un artistico contrasto alla vastità geometrica del parco originario. La moda del giardino paesaggistico si sta già diffondendo in tutta Europa. Sir William Hamilton, ministro plenipotenziario di Sua Maestà Britannica presso il Regno di Napoli, trova per la regina un "british gardener" disposto a trasferirsi in Italia: John Andrew Graefer, che arriva a Napoli nel 1786, e sarà affiancato da Carlo Vanvitelli che si occuperà delle architetture costruite allinterno del giardino, come i finti ruderi del Tempio Italico, il sito dell'Aperia per l'allevamento delle api, il criptoportico, la cappella gotica, il tempio circolare, che si incontrano nel percorso attraverso i boschetti e attorno all'immancabile lago. A fianco della ricerca degli effetti pittorici è anche notevole l'attività di sperimentazione botanica per l'acclimatazione di specie esotiche, che in seguito saranno diffuse nei siti reali e nei vivai pubblici, unendo lo scopo utile e commerciale alla fruizione puramente estetica del luogo di delizie.
Caserta, Campania, 1751-1773 (*)
Luigi Vanvitelli, Veduta della Reggia di Caserta, 1751
Lo scalone d'ingresso alla Reggia
Lo scalone
Lo scalone
Prospettiva verso il giardino dall'atrio.
Prospettiva centrale dei giardini
Prospettiva del canale centrale
La Peschiera
Fontana di Eolo
Fontana di Eolo
Fontana di Eolo
Fontana di Eolo
Prospettiva verso la reggia
Le vasche digradanti
Le vasche digradanti
Le vasche digradanti
Le vasche digradanti
Fontana di Cerere
Fontana di Venere e Adone
Prospettiva centrale verso la reggia
Fontana Margherita
La cascata
Diana
Il bagno di Diana
Il Bagno di Diana
Bagno di Diana. I cani di Atteone
Bagno di Diana
La reggia vista dalla cascata
Ingresso al Giardino Inglese
Il tempio dorico
Il tempio circolare
Il Bagno di Venere
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